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aggiornato: 19-09-2009           wildcat.zirkular.thekla.materiali.italiano

Wildcat 83, primavera 2009

Lampedusa

L'isola di Lampedusa è diventata nel corso dell'ultimo decennio un luogo piuttosto conosciuto, non tanto per i suoi elementi naturalistici, quanto perché luogo di approdo di migranti senza documenti provenienti principalmente dall'Africa. I suoi seimila abitanti che vivono di turismo e pesca si sono cosí ritrovati mediaticamente sovraesposti, tanto che la Lega nord, il partito xenofobo attualmente al governo, ha fatto eleggere nelle sue liste Angela Maraventano ex-vicesindaco dell'isola.

Nel corso di questi anni gli arrivi dalla Tunisia e dalla Libia in imbarcazioni spesso di fortuna si sono indirizzati prevalentemente verso Lampedusa, anche se negli ultimi mesi si registra un nuovo flusso dall'Algeria verso le coste della Sardegna. Fino ad ora Lampedusa costituiva solo un primo approdo e i migranti senza documenti dopo alcuni giorni di permanenza nel centro di prima accoglienza venivano spostati nei vari centri di detenzione sparsi per l'Italia. Non sono mancati in questi anni le deportazioni direttamente da Lampedusa verso i paesi di origine dei migranti, ma molti migranti non possono essere espulsi sia perché hanno il diritto a ottenere l'asilo politico sia perché provengono da paesi con i quali l'Italia non ha firmato accordi bilaterali in tal senso. Negli ultimi anni il numero di rifugiati giunti a Lampedusa è aumentato: nel corso del 2008 i tre quarti delle circa 36 mila persone giunte hanno fatto richiesta di asilo politico; la metà di questi ha poi ottenuto una qualche forma di protezione. Si tratta di persone che provengono dall'Africa orientale (Somalia, Eritrea, Etiopia, Sudan) e in misura minore dall'Africa occidentale (Nigeria, Senegal, Ghana), dall'Africa settentrionale (Tunisia, Marocco), da qualche paese asiatico (Pakistan), dalla Palestina e da altre aree di conflitto.

Una recente proposta di legge della Lega Nord propone di istituire un centro di identificazione ed espulsione a Lampedusa che andrebbe cosí ad affiancare l'attuale centro di prima accoglienza. Nel nuovo centro potrebbero trovare spazio tutti i migranti che non otterranno l'asilo e che rimarrebbero lì fino all'espulsione. Si tratterebbe della creazione di un'isola-carcere in mezzo al Mediterraneo. Le proteste degli abitanti sono connesse agli scarsi contributi economici giunti finora nell'isola e alla prospettiva di una riduzione dell'economia del turismo. Una parte dell'umanitarismo della popolazione locale nei confronti dei migranti era, e rimane, strumentale a ottenere un consistente "risarcimento danni" per l'uso dell'isola come contenitore di migranti senza documenti. 45 milioni di euro o la creazione di un porto franco, tanto costa la sopportazione per due centri di reclusione. Se in questi anni alcune associazioni dei migranti hanno continuato a fare intervento e a sensibilizzare la popolazione, d'altra parte occorre ricordare che qualche tempo fa l'attuale sindaco Bernardino De Rubeis, del centrodestra, dichiarò che "non vogliamo gente di colore perché puzza". La stessa Maraventano, la cui stella è oggi piuttosto in declino tra gli abitanti, nel suo comizio a fine gennaio 2009 gridava: "Lampedusa sta per risolvere tutti i suoi problemi, avremo strade e scuole e fiori, riavremo l'aereo per Roma e un'estate piena di turisti, ve lo garantisco...Che pensate, io per le strade non voglio certo i negri...".

In questo contesto il 24 gennaio 2009 i migranti "ospitati" nel cosiddetto centro di prima accoglienza riescono a uscire. Il Ministero degli interni fa sapere che non c'è nessuna fuga perché non vi è l'obbligo di permanenza: l'astuto premier Silvio Berlusconi suggerisce che i migranti sono usciti a farsi una birra in paese. In realtà i migranti sono rinchiusi e il centro è sorvegliato dalle forze dell'ordine; si mormora che i cancelli siano stati aperti per creare il caso. La passeggiata verso il centro cittadino di un migliaio di migranti, prevalentemente tunisini è figlio della stanchezza per il trattamento disumano in un centro che dovrebbe contenere 800 persone e che in quei giorni ne conteneva quasi 2.000. Le imbarcazioni continuano ad arrivare a Lampedusa spinte sia dalla crisi economica internazionale sia dalla gestione politica delle migrazioni. Molti dei tunisini arrivati alla fine di gennaio si sono fatti le ossa negli scioperi del distretto minerario di Gafsa, nel sud della Tunisia. Il governo tunisino è quindi stretto tra la necessità di disfarsi di forza lavoro riottosa e il tentativo di mantenere buoni rapporti con l'Italia, uno dei suoi principali partner economici. Non a caso il governo tunisino ha chiesto non solo quote privilegiate di flussi per l'Italia, ma di poter gestire direttamente parte delle quote. La selezione della manodopera diventa quindi un affare di stato e il governo tunisino, in accordo con quello italiano, si sta attrezzando per diventare una sorta di agenzia di reclutamento internazionale. D'altra parte la Tunisia e la Libia continuano a trattare con il governo italiano per ottenere finanziamenti, ufficialmente per poter bloccare i flussi migratori.

Ma la partita di Lampedusa è uno specchietto per le allodole: la faccia feroce del governo italiano verso i flussi migratori dall'Africa e dall'Asia si addolcisce quando si tratta di donne migranti provenienti dall'Europa orientale, buone per sostenere in nero un welfare che in Italia è stato progressivamente smantellato. Su questa strada già si era espresso un sindacalista della Cgil, il sindacato italiano di sinistra. Si tratta quindi di un modo, come un altro, per sostenere le difficoltà delle imprese: lavoro nero per tutti.

Note:

quelle donne lavorano nel settore della cura alle persone, badanti full time, oppure a ore. Ma quelle che lavorano in nero spesso lavorano e vivono insieme all'ospite/datrice di lavoro.

Se non è chiaro comunque la questione è questa, almeno da quello che si riesce a capire fin qui: l'Italia pensa di poter uscire dalla crisi con il lavoro nero.

Sulla solidarietà: è vero che ci sono stati momenti di solidarietà, compresa una lettera commovente sul Manifesto, ma i lampedusani - io credo - sono preoccupati innanzitutto per se stessi; vedono investimenti arrivare per bloccare i migranti e niente per loro. Qualche giorno prima dei fatti una parte del tetto della scuola era crollato... sicuramente non sono tutti come il sindaco o la parlamentare, anch'io quando sono stato a Lampedusa tre anni fa avevo anche incontrato dei "compagni" ma sono gruppi sparuti. Il casino è uscito perché non vogliono che lampedusa si trasformi in un confino non perchè sono solidali.


 
 
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